04 agosto 2025
Il progetto celebra i 40 anni di attività della realtà fondata da don Mazzi, che ha inviato un videomessaggio per l’occasione
Questa mattina, alla Cittadella della salute di Viterbo, si è tenuto uno degli incontri organizzati in occasione della visita nella Tuscia de La carovana 40, il progetto educativo itinerante promosso da Fondazione Exodus per celebrare i 40 anni di attività della realtà fondata da don Antonio Mazzi.
Ad accogliere i giovani protagonisti di questo viaggio speciale, che li vede coinvolti lungo la via Francigena, erano presenti il direttore amministrativo della Asl, Simona Di Giovanni, i direttori dei dipartimenti anziendali di Salute mentale e di Prevenzione, Cristiana Morera e Nicola Ferrarini, oltre ai ragazzi speciali di Juppiter, con il loro presidente, Salvatore Regoli, che stanno accogliendo e supportando La Carovana 40 nella loro tappa organizzata nel Viterbese.
Un progetto, è stato raccontanto durante l’incontro, che vede “una comunità che sta camminando”, per “Una carovana – ha spiegato don Antonio Mazzi, in un videomessaggio che ha voluto recapitare per l’occasione – pensata non per andare altrove, ma per riscoprire il nostro modo di essere”.
“Le testimonianze che abbiamo ascoltato – commenta il direttore sanitario della Asl viterbese, Simona Di Giovanni – sono state davvero toccanti ed emozionanti. Abbiamo vissuto tutti un momento di condivisione, senza pensare all’aspetto istituzionale, ma cercando di vivere pienamente l’esperienza che questi ragazzi stanno facendo, attraversando tutta l’Italia e portando la testimonianza delle loro storie personali, cercando anche noi di lasciare una piccola traccia in questo magnifico viaggio che li vede protagonisti. Desidero, inoltre, a nome di tutta l’azienda, ringraziare Don Mazzi, anche per il messaggio che ci ha inviato, e che si è rivelato un’occasione di ispirazione per tutti noi che abbiamo avuto l’onore di ascoltarlo. Don Mazzi è una figura di riferimento per tutti coloro che operano nel mondo dell’educazione e dell’aiuto, ma anche per chi lavora nel servizio sanitario pubblico: il suo approccio umano, diretto, concreto è un modello che ci invita a non perdere mai di vista la persona, con le sue fragilità, ma anche con le sue potenzialità. Accogliere la carovana Exodus e i ragazzi di Juppiter, con cui da tempo portiamo avanti progetti che uniscono prevenzione, formazione e inclusione, è stato principalmente un bel regalo per tutti noi. La loro energia ci ricorda che la comunità, di cui ognuno di noi è parte integrante, è la prima vera cura”.
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